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Identità digitale e pagamenti online: sicurezza ed efficacia

Mai come in questo momento storico la “portabilità” dell’identità digitale per i pagamenti online dei consumatori è diventata un asset strategico. Il lockdown prima e l’esigenza di mantenere il distanziamento sociale poi hanno contribuito in maniera massiccia alla diffusione di questi strumenti di autenticazione. L’identificazione dell’utente, la raccolta dei dati, l’adeguata verifica, così come i pagamenti e la firma sono tutti passaggi che possono essere resi più agili attraverso l’adozione di sistemi di digital identity.

Cos’è un’identità digitale?

Con questo termine si indica una “famiglia” di quattro tipologie di strumenti. Il primo è il social Id, cioè un set di dati autodichiarati dall’utente per l’attivazione di un profilo Facebook, una mail Google o un account AppleID, utilizzabili in logica single-sign-on anche per l’accesso a servizi diversi da quelli offerti dal provider che ha erogato l’identità. Il livello successivo è rappresentato dalle credenziali home banking: si tratta di quei servizi di autenticazione rilasciati da un istituto bancario a valle della verifica dell’identità del cliente. Permettono all’utente di accedere da remoto al proprio profilo bancario, tipicamente consentendo di fruire di servizi sia di tipo informativo, come la consultazione del saldo del conto corrente, sia di tipo operativo, come l’esecuzione di un bonifico.

Un altro strumento di controllo e verifica dell’identità è lo SPID, ovvero il Sistema Pubblico di Identità Digitale. A maggio di quest’anno ha superato i 30 milioni di cittadini registrati, di cui 10 milioni attivati solo negli ultimi 12 mesi. I cittadini impiegano i servizi di SPID anche per usufruire dei servizi online della Pubblica Amministrazione, con numeri in costante aumento: oltre mezzo miliardo di accessi nel 2021, circa 330 milioni nel primo quadrimestre del 2022. Questo strumento di verifica può essere rilasciato agli utenti, purché maggiorenni, da nove diversi gestori dell’identità digitale, accreditati dall’Agenzia per l’Italia Digitale (AgID)Infine c’è il CIE, cioè la Carta di Identità Elettronica 3.0. Si tratta di un documento di riconoscimento elettronico che sostituisce la precedente versione cartacea al momento della sua naturale scadenza o in casi particolari di furto, smarrimento o deterioramento. L’utilizzo di CIE per l’accesso a servizi online è consentito tramite un lettore di carte elettroniche oppure in abbinamento all’app CIEID, lanciata nella primavera del 2020 dall’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato.

Secondo l’Osservatorio Digital Identity del Politecnico di Milano del 2021, il 99% della popolazione internet in Italia possiede almeno uno dei quattro strumenti di identità digitale. Percentuale che cala di due punti se si parla di modalità certificate come credenziali di home banking, SPID o CIE. Se ci limitiamo a questi ultimi due strumenti la percentuale rimane ancora significativamente alta, ma si ferma all’88%. Infine, il possesso di tutti i meccanismi di identità digitale considerate si verifica per un italiano presente su internet su 10.

L’importanza della verifica dell’identità digitale

La diffusione del paradigma Open Finance, unitamente all’aumento della richiesta di accesso a un numero crescente di servizi digitali hanno reso l’onboarding e l’identità digitale per i pagamenti online un punto focale per la definizione degli investimenti aziendali. Il digital onboarding (di cui parleremo in uno dei prossimi contenuti) è quell’insieme di procedure che, appunto, consentono di portare a bordo un cliente partendo dalla sua identificazione. Naturale quindi pensare che uno step fondamentale sia proprio quello di accertarsi che il cliente è effettivamente chi dice di essere e che non vi è rischio di frode o di mancato pagamento.

Tra l’altro, se l’acquisto di prodotti e servizi in rete è ormai una commodity, non lo è affatto la sottoscrizione di strumenti che siano collegati a diverso titolo con il mondo bancario, assicurativo, finanziario, ma anche delle telecomunicazioni e delle utility. Questo perché questi comparti prevedono non solo una completa identificazione del cliente, ma anche l’adeguata verifica nel rispetto delle regole di privacy e data protection.

In base alla ricerca di Signicat “The Battle to Onboard 2020: The impact of Covid-19 and beyond”, la percentuale di clienti europei che abbandona una pratica finanziaria online è passata dal 38% nel 2019 al 63% nel 2020, raggiungendo il più alto tasso da quando Significat ha iniziato questo monitoraggio nel 2016. Mentre nella stessa ricerca il 60% degli intervistati rivela che apprezzerebbe la possibilità di utilizzare le proprie identità digitali, in Italia SPID e CIE, per accedere ad ulteriori servizi. Secondo il Capgemini Efma-World Retail Banking Report 2021 serve un ulteriore sforzo per offrire un’esperienza completa agli utenti: il 44% della clientela, secondo la survey, ravvisa frizioni medio-alte nell’interazione con la propria banca. Infine, secondo il sondaggio Thomson Reuters Regulatory Intelligence (TRRI) “Cost of Compliance 2021: Shaping the Future”, il 42% delle società di servizi finanziari intervistate prevede un aumento dei propri budget per supportare le verifiche della conformità attraverso l’utilizzo di un’identità digitale per i pagamenti online.

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