Pagamenti Digitali nell’Open Banking: come cambiano
Ad aver subito i più forti cambiamenti negli ultimi mesi se non anni sono pagamenti digitali nell’open banking che, grazie alla PSD2 si sono trasformati in modo radicale. Questa evoluzione non solo ha cambiato e sta ancora cambiando le abitudini degli utenti ma anche il business plan delle banche, lasciando spazio nel mercato a diversi nuovi player che oggi possono competere in uno spazio fino a poco tempo fa a loro proibito.
Pagamenti digitali nell’open banking: le novità
Quando parliamo di open banking, rifacendoci alla PSD2 possiamo immaginare un nuovo modello di fare banca in cui vige la condivisione dei dati dei clienti tra i vari operatori tra cui ancora la banche ma anche tutti i soggetti che gestiscono carte di credito, app, ecc.
Sempre previo consenso di ogni singolo cliente, gli istituti bancari sono non solo autorizzati ma obbligati a non tenere solo per sé i suoi dati e a condividerli con terzi che possono essere altre banche oppure dei player che possono essere ad essi interessati e sono al contempo autorizzati ad averli.
Pagamenti digitali nell’open banking: vantaggi per gli utenti
Ciò che ne consegue per il cliente finale è una maggiore targhettizzazione delle offerte che può ricevere, dal punto di vista finanziario, perché ora una delle sue tante banche, ad esempio, potrà conoscere in modo più completo la sua situazione finanziaria arrivando così a comprendere i suoi bisogni reali e a cercare di soddisfarli con la sua offerta.
Un secondo vantaggio che è poi il cuore della PSD2, è l’aumento di competitività tra player, situazione che per l’utente non può che significare offerte più ricche e allo stessi tempo ad un prezzo attraente per scalzare l’avversario. In questi mesi dopo l’entrata in vigore della nuova normativa tanti si stanno rendendo conto che quello che un tempo potevo solo fare attraverso la banca oggi posso farlo anche usufruendo di una app o di una startup che offre un certo tipo di servizio e che lo può fare, pur non essendo una banca, grazie alle nuove direttive sui pagamenti digitali nell’open banking, ad esempio.
Pagamenti digitali nell’open banking: terze parti
E’ ben chiaro quindi che il mercato si affolla ed entrano in campo degli attori nuovi, veloci, bravi ad ascoltare i bisogni dei clienti e molto reattivi oltre che spesso molto tecnologici e agili, anche strutturalmente, nel cambiare prospettiva, servizi e prodotti. Sono spesso delle startup ma non sempre, sono sicuramente coloro che hanno visto nell’open banking una bella opportunità e ne stanno approfittando. Detti terze parti questi soggetti potranno avere accesso ai dati di pagamento raccolti dalle banche e basandosi su queste informazioni potranno costruire i propri prodotti e servizi “intorno” a quei dati offrendo così a cliente una user experience ancora migliore, seamless.
Pagamenti digitali nell’open banking: strong customer authentication
I pagamenti nell’open banking sono fortemente condizionati dalle importanti procedure di sicurezza imposte dalla PSD2 per garantire maggiore protezione quando si opera online. Questo alzare l’asticella dal punto di vista della security favorisce indirettamente i pagamenti in mobilità (da telefonino ad esempio) in tutta la UE.
Si parla di strong customer authentication, autenticazione forte, perché si ha di fatto un rafforzamento dei controlli per verificare l’identità dell’utente e l’autenticità dei pagamenti da parte delle banche. Ora servono almeno tre elementi di riconoscimento:
- Conoscenza. Autenticazione attraverso un elemento che solo l’utente conosce, una password o un pin
- Inerenza. Autenticazione attraverso qualcosa che riguarda soltanto l’utente, come l’impronta digitale oppure i tratti somatici
- Possesso: Autenticazione attraverso un oggetto, inteso come qualcosa che solo l’utente possiede, ad esempio il proprio smartphone.
Bastano due dei tre elementi sopra indicati affinché la transazione risulti per la banca o l’intermediario autentica e sicura. Anche se ogni banca ha sviluppato un suo iter, esso deve rispettare queste nuove regole, lo può fare nel modo che ritiene più confortevole ed efficace, ad esempio chiedendo un codice univoco che manda allo smartphone come notifica, o un token mobile generato dall’apposita applicazione, oppure ancora un QR code da scansionare oppure una combinazione di tutto ciò.
Questa procedura impatta sui pagamenti nell’open banking e anche in generale sulle autorizzazioni a operare sul conto, sia tramite pc che app ma l’obiettivo resta sempre quello di creare un ecosistema più sicuro e anche più open, a beneficio dell’utente finale che non deve vedere queste novità come un fastidio oppure un’inutile burocrazia.